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Quella colata di cemento sulla Puglia

Giuseppe Salvaggiulo ha curato il capitolo dedicato alla Puglia del libro la "Colata" edito da Chiarelettere. Eccone un´anticipazione.

di GIUSEPPE SALVAGGIULO

Sei ancora sulla terra, ma ti senti gia in mare. E un luogo dello spirito, il promontorio di Santa Maria di Leuca. Tacco d´Italia, finis terrae, estremo lembo di roccia che diventa l´arena naturale dove fanno a pugni due mari, Ionio e Adriatico. Il grande spiazzo lastricato, la colonna corinzia, il porticato, la croce monumentale, il faro e la basilica. Ovunque, intorno, il mare. Quando credi che qui tutto finisca, ti accorgi che comincia il Mediterraneo.
Ogni anno migliaia di pellegrini raggiungono questo eremo. Pregano e poi s´affacciano sul mare. Se arrivano da lontano, i pellegrini sostano nella vicina pensione gestita dalla Curia: camere a partire da 25 euro a notte. Un turismo sobrio e silenzioso come s´addice a Leuca. Ma davvero poco remunerativo, al cospetto di altri luoghi dello spirito come la vicina San Giovanni Rotondo.

Ecco, perché Leuca non può diventare una nuova San Giovanni Rotondo? Bisogna pensare in grande. Ne è convinto monsignor Giuseppe Stendardo, rettore del santuario di Santa Maria de Finibus Terrae. Nel 2007, ormai prossimo alla pensione, il monsignore vuole lasciare in eredità una grande opera: un nuovo santuario, grandioso, da mille posti. Per questo commissiona a uno studio di architetti romani un ambizioso progetto per «raddoppiare» il santuario. Poi esibisce orgoglioso il plastico all´ingresso della basilica, raccogliendo le offerte dei fedeli. Linee sinuose, larghe vetrate per contemplare il mare durante le messe, imponenti pareti di pietra leccese. Eccolo, il nuovo santuario sognato dal monsignore. Altro che la mistica essenzialita della vecchia basilica: servono effetti speciali. Ventiduemila metri cubi eretti su una superficie grande la meta di un campo di calcio per ospitare otto celebrazioni giornaliere, presbiterio con annesso palco per quaranta sacerdoti concelebranti, penitenzieria con almeno dieci postazioni confessionali, aule per catechesi e attività connesse, sala prove per il coro, prima cappella per l´Annunciazione e seconda cappella votiva. 
E all´esterno parcheggio per i pullman, centri di accoglienza e ristoro, percorsi panoramici, giardino terrazzato, negozi per gadget religiosi e prodotti tipici locali, sagrato allargato per ospitare un festival internazionale lungo una settimana. Costo previsto: sette milioni di euro. 
Ma i soldi sono l´ultimo dei problemi. La Curia confida nella generosità dei pellegrini e, in subordine, in quella degli enti pubblici. Alla vista del plastico, gli ambientalisti inorridiscono. Ribattezzano l´ampliamento del santuario «l´ecomostro di Dio» e avviano una raccolta di firme. Tutte le domeniche, anche d´inverno quando il vento non dà tregua, occupano il sagrato e accolgono i fedeli con striscioni feroci: «A Leuca e nel Salento servono più preghiere e meno cemento». La raccolta di firme contro il progetto trova ascolto anche negli ambienti cattolici. E perfino tra altri sacerdoti, che diffidano delle manie di grandezza. Ma don Giuseppe non si arrende e ribatte con la stessa moneta. Arringa i parrocchiani con infuocate omelie contro «gli agnostici, i razionalisti e gli atei ambientalisti». Il primo passo è l´approvazione della variante urbanistica da parte del Comune. I motivi di perplessità non mancano: il promontorio è compreso nel parco naturale istituito dalla Regione nel 2006, quindi protetto da un vincolo di inedificabilità pressoché assoluta. Inoltre è vicino a un´area archeologica. Per limitare l´impatto visivo della nuova struttura, alta tredici metri, il progetto prevede addirittura un parziale sbancamento del promontorio.

Repubblica Bari,  domenica, 04 luglio 2010