Il Dragone cinese è pronto al sorpasso

L´economia di Pechino corre a ritmi record: nel mirino Giappone e Usa.

Nel 2010 la Cina scavalcherà Tokyo per Pil nominale, ma si teme lo scoppio della bolla.

di Giampaolo Visetti

L´economia cinese apre il 2010 continuando a macinare record. Dopo i clamorosi sorpassi di settore dello scorso anno, punta ora a scalzare dal trono del business Giappone e Stati Uniti, bruciando i tempi per diventare la prima potenza del pianeta. Il mondo, che inizia a riemergere ridimensionato dai flutti della crisi, assiste allo sprint con un misto di speranza e di allarme. Se la crescita globale è agganciata al treno di Pechino, un deragliamento farebbe ripiombare tutti nel caos. Se la crescita globale è agganciata al treno di Pechino, un deragliamento farebbe ripiombare tutti nel caos. Gli ultimi dati non sciolgono il rebus cinese. Gli analisti sono incerti se ritenersi davanti al più impressionante boom della storia, o al gonfiarsi di una bolla senza precedenti. E le ultime ore, segnate dai rapporti della Banca mondiale e dell´Ufficio nazionale di statistica di Pechino, delineano la Cina come un jet con due piloti. Il primo, legato agli affari, preme il piede sull´acceleratore. Il secondo, dipendente dal governo, inizia a toccare i freni. I consuntivi restano però migliori delle previsioni e le Borse, nonostante qualche rimbalzo, scommettono su un altro anno di primati. Secondo gli statistici cinesi, il 2009 si è chiuso con una crescita del Pil pari all´8,7%, con un picco del 10,7 nel quarto trimestre. Dall´autunno, dopo due anni, è tornata cioè una crescita a due cifre, capace di riaccendere i mercati internazionali. La Banca mondiale ritiene che la ripresa cinese non si fermerà: più 9% nel 2010, rispetto al 2,7% della media dei Paesi più industrializzati. Positiva anche la produzione industriale: più 18% negli ultimi tre mesi del 2009, per una media annua dell´11%, quanto basta per far ripartire le esportazioni. In termini assoluti il Pil cinese ha toccato quota 4,9 trilioni di dollari. «Nonostante i successi - ha detto il direttore dell´ufficio statistica Ma Jiantang - abbiamo chiuso l´anno più difficile del nuovo secolo». Ha ricordato che l´impetuosa ripresa cinese è frutto dei 586 miliardi di dollari stanziati dal governo a fine 2008 per sostenere l´economia, «essenziali per accendere la fiducia nei consumatori, scintilla che dà fuoco alla prateria».

Se la corsa del Dragone non si fermerà, il 2010 potrebbe passare alla storia come quello del sorpasso sul Giappone, con la Cina pronta a diventare la seconda economia mondiale. Il Pil nominale di Pechino, lo scorso anno, è stato di 4.910 miliardi di dollari, contro i 5.100 di quello di Tokyo, sceso del 6%. Quest´anno, al più 9% cinese, il Giappone dovrebbe opporre un più 1,3%. Entro l´estate l´economia nipponica, dopo 42 anni, sfilerebbe dunque in terza posizione regalando alla Cina la leadership dell´Asia. Gli analisti statunitensi di Pwc (Pricewaterhouse), ritengono però che la Cina sia ormai sulla scia anche dell´America. Goldman Sachs, nel 2003, aveva previsto che l´economia cinese avrebbe superato quella americana nel 2041. La data, a novembre, è stata anticipata al 2027. Pwc, in base ai calcoli del Fondo monetario internazionale, ha fissato ieri il sorpasso addirittura al 2020, cioè entro i prossimi dieci anni.
Rivoluzione anche nel Pil. Nel 2030 gli Usa varranno il 16% del prodotto mondiale, la Ue il 15%, la Cina il 19% e l´India il 9%. Nessuno dubita più che Pechino si appresti a guidare l´economia del pianeta. A dicembre del resto i bilanci erano già stati da choc, definendo il 2009 come «l´anno d´oro» della Cina: 13,8 milioni di auto vendute e sorpasso sugli Usa quale primo mercato del mondo; 1.070 miliardi di dollari di esportazioni e sorpasso sulla Germania come primo esportatore del pianeta; 432 tonnellate di oro consumate, record mondiale e sorpasso sull´India; 2.399 miliardi di dollari di riserve valutarie straniere, e più 130% del valore azionario alla Borsa di Shanghai, prossima a sottrarre lo scettro a Wall Street.
Sull´inarrestabile Cina dei record si allunga però l´ombra di un possibile crollo. Nel presentare il suo rapporto sulle previsioni economiche, la Banca mondiale ha rilanciato ieri l´allarme «bolla speculativa». «Possiamo già vedere - sottolinea l´istituto - segni di bolle e tensioni sull´economia cinese, in particolare nel settore immobiliare». A preoccupare Andrew Burns, direttore della divisione tendenze, «l´eccezionale crescita del credito e dei prezzi delle costruzioni». Lo spettro si chiama inflazione. Nel 2009, su base annua, è in realtà calata dello 0,7%. A dicembre è però schizzata a un più 1,9%. Per gli economisti cinesi, da mesi, è un incubo. Se la crescita del denaro in circolazione non si fermerà, nel 2010 potrebbe arrivare tra il 3% e il 7%, con picchi oltre il 10%. La Banca centrale, dopo vani richiami ad una stretta dei prestiti, sta correndo ai ripari. La settimana scorsa ha imposto alle banche un nuovo aumento delle riserve obbligatorie, portandole al 16% per i grandi istituti e al 14% per gli altri. Ha poi aumentato il tasso sulle operazioni di rifinanziamento. Ieri si è però risolta a imporre uno stop ai prestiti fino alla fine di gennaio. Nei primi dieci giorni del mese, per le voci di rialzo dei tassi e raffreddamento dei mutui, i prestiti si erano avvicinati ai 100 miliardi di dollari. Voci finanziarie affermano che in realtà si sarebbe già oltre i 1.000 miliardi, il quadruplo dello stesso periodo dell´anno scorso. Un´esposizione difficile da sostenere, considerato che nel 2009 le banche cinesi hanno concesso prestiti per 1.400 miliardi di dollari. Anche il governo, nelle ultime ore, ha ridotto gli incentivi al credito e gli sconti fiscali su auto e immobili. Un´exit strategy in extremis, volta a drenare liquidità dal mercato. Ma soprattutto a impedire una fine traumatica, e anticipata, della lunga corsa della Cina al benessere e alla leadership del mondo.

Repubblica 22 gennaio 2010