FIORE e DOLCI
- Categoria: Tommaso Fiore
FIORE E DOLCI: la coscienza civile mandava lettere
di Carlo Vulpio
Perché è utile, oggi, leggere una corrispondenza epistolare di una quarantina di lettere che due persone si sono scambiate tra il 1953 e il 1970? Per due motivi molto semplici. Il primo: «quei due»erano il grande meridionalista Tommaso Fiore e il grande pedagogo, sociologo e teorico della non violenza Danilo Dolci, quarant'anni più giovane di Fiore e tuttavia da questo apostrofato come «maestro», il secondo: il carteggio è un esempio di «concretezza» politica e culturale, merce ormai rara tra le nebbie e le mode del politicamente corretto.
Ricordando gli altamurani che persero la vita nel 1799
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Ricordando gli altamurani che persero la vita nel 1799
Cronichetta delle cose più notabili avvenute a Matera dal 1799 fino a tutto il 1821, carte Repubblica Napoletana, Archivio di Stato, Napoli
Un ricordo doveroso, oggi, degli altamurani che difesero la Repubblica altamurana nel 1799: i morti accertati furono 37, come risulta dai registri di morte della chiesa della Cattedrale e della chiesa di S. Nicolò: 7 ecclesiastici, 6 civili, 3 nobili, 18 popolani, 3 donne. Ma furono molti di più.
Narra Pietro Colletta nella sua storia:
“Erano scarse le provvigioni del vivere, egli scrive, scarsissime quelle di guerra; e se la liberalità dei ricchi e la parsimonia dei cittadini davano rimedio all'una penuria, la guerra vivace, continua accresceva il peso dell'altra. – Fusero a proiettili tutti i metalli delle case, ma mancò l'arte di liquefare le campane. Ne' tiri a mitraglia, non andando a segno le pietre usarono le monete di rame, né cessò lo sparo delle artiglierie che al finire della polvere, ed allora il nemico avvicinate alle mura le batterie dei cannoni ed aperta la breccia intimò la resa a discrezione.
La quale andò negata, perciochè non altro valeva (se la natura del Cardinale non fosse in quel giorno mutata) che a serbar molte vite degli assalitori, nessuna dei cittadini; e morire questi straziati senza pericolo degli uccisori e privati dura. d'armi e di vendetta sentir la morte più «Perciò gli altamurani difendendo le brecce col ferro e con travi e con sassi uccisero molti nemici e quando videro presa la città, quanti poterono, uomini e donne, per la uscita meno guernita, fuggendo e combattendo scamparono».
Presentazione del Libro
- Categoria: Iniziative
Presentazione del libro "Il Professore e l'Architetto", edito dalla Libreria Dante & Descartes
a cura di Giuseppe Dambrosio
Venerdì 9 maggio 2025 ore 17.00
Palazzo del Consiglio Regionale della Puglia – Via Gentile 53 - Bari Consiglio Regionale della Puglia
Teca del Mediterraneo Biblioteca multimediale e Centro di documentazione
In collaborazione con il Circolo delle Formiche, IPSAIC , Centro Sviluppo Creativo Danilo Dolci, Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Bari
Presentazione del libro
Il Professore e L’ Architetto
il Carteggio tra Tommaso Fiore e Danilo Dolci,
a cura di Giuseppe Dambrosio
edizioni Libreria Dante & Descartes - Napoli
Saluti Istituzionali
Mimma Gattulli - Segretario Generale del Consiglio regionale della Puglia
Dialogano con l’autore
Fulvio Colucci - Scrittore e giornalista – Gazzetta del Mezzogiorno
Antonietta De Felice - Direttrice Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi” - Bari
Amico Dolci - Musicista e presidente del Centro Creativo Danilo Dolci - Palermo
Tommaso Fiore - Docente – Università di Bari
Anna Gervasio - Direttrice IPSAIC
Vito Antonio Leuzzi - Presidente IPSAIC
Coordina - Enzo Colonna - Docente – Università di Foggia
Noi traditi dalla sanità
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La giornalista dopo la denuncia sui social per i ritardi nelle cure “Continuo a ricevere messaggi, nella mia situazione troppe persone. Ogni cittadino che si arrende è una sconfitta della politica”.
di Francesca Mannocchi
Due giorni fa, affaticata e frustrata dal mio rapporto con la Sanità Pubblica ho scritto un lungo post. Raccontavo delle mie estenuanti attese col centralino del Cup della Regione in cui vivo, il Lazio. La difficoltà di accedere a un servizio, la facilità di trovare una struttura che privata-mente, invece, potesse garantirmi quello stesso servizio nel giro di poche ore. Nelle ore successive, e ancora adesso - mentre scrivo - ho ricevuto centinaia di mail e messaggi di cittadine e cittadini che vivono, scoraggiati come me, un rapporto con le istituzioni che fiacca e svilisce. Sono pazienti ma anche medici, parenti di malati ma anche infermieri. Sono cittadini del Nord, come del Sud, di Regioni in cui la Sanità dovrebbe essere un'eccellenza e altri che invece hanno in sorte una Sanità che era già al collasso prima che il collasso diventasse un'abitudine.
Ho la sclerosi multipla, la mia impegnativa era per una risonanza magnetica e forse ho sbagliato io a fare riferimento al Cup quando avrei dovuto informarmi coi miei medici di riferimento, che ringrazio - sempre - per la cura e l’abnegazione che mettono nel gestire un numero di malati che fa impallidire. Ma questo è un dettaglio, come illustrano i messaggi che ho ricevuto e continuo a ricevere. Puoi essere malato di cancro come di una malattia cronica come la mia, può esserci su carta la legge x o y che dovrebbe tutelare un diritto, il punto è che di fronte a un malfunzionamento, a una disfunzione, alle carenze della Sanità Pubblica siamo portati a pensare: niente di nuovo sotto il sole. È la malasanità di questo Paese.
DOLCI FIORE, il carteggio tra il Professore e l'Architetto
- Categoria: Blog
il Professore e l'Architetto
di Goffredo Fofi
Nel giugno di cento anni fa nasceva Danilo Dolci, morto a Trappeto (Palermo) nel 1997. Molte le manifestazioni, in particolare siciliane, che lo ricordano, e anche qualche pubblicazione, la più insolita delle quali è il carteggio tra Dolci e un meridionalista di grande valore come Tommaso Fiore. Tra Sicilia e Puglie.
Un pezzo di Novecento nelle parole di due sognatori
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Il Carteggio tra Fiore e Dolci, un pezzo di Novecento nelle parole di due sognatori
di 𝐌𝐚𝐮𝐫𝐨 𝐌𝐚𝐬𝐬𝐚𝐫𝐢
Nel libro curato da Giuseppe Dambrosio è raccolto lo scambio di lettere tra i due intellettuali che dal 1953 e il 1970 condivisero una battaglia contro le disuguaglianze nel Meridione. L’opera offre uno spaccato su difficoltà e speranze di un’Italia in bilico.In un'epoca in cui i contatti umani si sono ormai ridotti a messaggi istantanei e e-mail, ci appare sempre più raro imbattersi in un carteggio che duri anni, capace di intrecciare vita, battaglie civili e riflessioni intime. È il caso del lungo scambio epistolare tra Tommaso Fiore, intellettuale meridionalista, e Danilo Dolci, attivista e precursore della non violenza in Italia. Tra il 1953 e il 1970, le lettere che si sono scambiati questi due uomini, impegnati nel cambiamento delle condizioni degli ultimi e dei deboli, raccontano non solo una storia di lotta sociale, ma anche di un'amicizia che ha attraversato momenti cruciali della storia del nostro paese.
L’ Europa di Ventotene non è mai esistita, i comunisti respinsero a lungo il manifesto
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Redatto nella primavera del ’41, era contro la guerra e la sovranità nazionale, quindi contro Stalin
di Giovanni De Luna
A Ventotene durante il fascismo c’erano 800 confinati e 350 sorveglianti. Nella piccola isola le differenze ideologiche tra i reclusi venivano amplificate dalla dimensione claustrofobica in cui erano immersi: i comunisti non andavano d’accordo con quelli di Giustizia e libertà, gli anarchici mal sopportavano i socialisti e tutti guardavano con diffidenza i “manciuriani”, quelli che erano finiti al confino per motivitutt’altro che politici, schiacciati dal peso dei loro reati comuni. L’ortodossia, la fedeltà alla linea veniva interpretata non solo come una ferrea regola ideologica ma anche come una norma in grado di ispirare e controllare i comportamenti della vita quotidiana. Il risultato era l’esasperazione delle tensioni, l’esplodere delle contraddizioni in maniera molto più vistosa di quanto accadesse in libertà. Ma non fu per questi motivi esistenziali che i comunisti non gradirono affatto il Manifesto “per un’Europa libera e unita” elaborato, proprio a Ventotene, nella primavera del 1941, da un gruppo di giellisti e di socialisti raccolti intorno ad Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi ed altri. E non si trattava solo del fastidio per il velleitarismo di un piccolo nucleo di intellettuali che, su uno scoglio sperduto nel mar Tirreno, si permettevano di pensare in grande ipotizzando, addirittura, una “federazione europea”, proprio nel momento in cui le armate di Hitler e Mussolini sembravano dilagare vittoriosamente in tutto il continente. No: in quel documento c’erano una serie di punti particolarmente indigesti per quanti credevano in maniera cieca e assoluta nel mito di Stalin.
Da Scotellaro a Verga
- Categoria: Tommaso Fiore
PROBLEMI DI VITA E DI ARTE
Da Scotellaro a Verga
di Tommaso Fiore
A giudizio di Cario Levi, la nota «lettera al figlio» della madre di Scotellaro è un'alta espressione artistica di cultura contadina. Non c'è poi chi non avverta, nel compianto materno per la morte dei giovine poeta, la freschezza lirica del canto raggiunta in quelle parole: «Ricorderò sempre i giorni della settimana. Il lunedì dico: tanti giorni oggi mio figlio era a Portici. Martedì era vivo, cantava, rideva. Guardo l'orologio: Alle otto e mezza morì. Mercoledì ricordo: venne in casa nella bara morto, il giovedì andammo al cimitero a seppellirlo. Il venerdì ricordo: tanti giorni fa, mio figlio era a cena in casa mia con il dottor Rossi Doria e i compagni per l'ultima cena che fece in casa. Il sabato - ricordo - partì per Napoli. La domenica era sulla terrazza del dottor Rossi Doria, che gli fece l'ultima fotografia che a guardarla mi sento morire, come stava con le mani incrociate tra le gambe; poteva dire: sarà l'ultima volta che sto in questa terrazza. E poteva dire: mi sento male, mi vedo senza mia madre. E così di seguito, finisce una settimana e comincia l'altra; e sempre con le stesse cose. Pazza posso andare ma non posso fargli niente: solo versare lacrime, che divento cieca. E dico: ecco dove sono andati a finire i miei sacrifizi, quelli del padre, e tanto suo lavoro: sono tutti sotterrati in un fosso, e non lo vedrò mai più, («Contadini ni del Sud», Laterza, 1954).