L'ipocrisia di condannare ogni violenza. Ma odiare il tuo nemico con tutto te stesso
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L'ipocrisia di condannare ogni violenza. Ma odiare il tuo nemico con tutto te stesso
di Walter Siti
Che la politica in Occidente si stia progressivamente polarizzando è conclamato, per non vederlo si dovrebbe essere ciechi. Le cause del fenomeno ormai tutti le snoccioliamo stancamente come grani di un rosario: 1) i social ci abituano a ritmi binari, pollice in su o in giù, ci inse-riscono in bolle anche a nostra insaputa, le echo chambers eccetera; 2) la divaricazione economica si fa sempre più ampia, l'ascensore di classe è bloccato, qualcuno si trova davanti un muro insormontabile e qualcun altro dal medesimo muro si sente difeso; 3) la domanda "che fare?" sempre più spesso sembra non avere risposte e la mancanza di vie d'uscita scatena la rabbia, hanno fatto esperimenti in questo senso sui topi; 4) la sinistra è stupita che i poveri non la votino più, vede minacce ovunque e si rimprovera di aver forse trascurato diritti sociali per evidenziare quelli civili, mentre la destra deve ancora smaltire un rancore pregresso che la attanaglia; 5) l'analfabetismo creato dall'eccesso di informazione ha coinvolto anche la democrazia in quanto istituto, il populismo e la disintermediazione portano a pensare che il rapporto tra maggioranza e opposizione sia solo un rapporto tra chi vince e chi, avendo perso, deve abbozzare; 6) quelli che la pensano diversamente da noi non sono considerati avversari con cui discutere, e sui quali (troppa fatica) dialetticamente prevalere, ma nemici da annientare; 7) spettacolarizzare la politica fa la gioia dei media e ne riempie i portafogli, i conduttori di talk sanno che i discorsi complicati, capaci di riconoscere le ragioni dell'altro, dopo un po' fanno morire di noia; 8) la presenza sempre più massiccia della religione nel conflitto politico (resurrezione di tempi andati, nulla scompare mai nella Storia) ha recuperato la terribile espressione "Dio lo vuole", declinata a seconda delle circostanze ("questa terra ce l'ha data Dio", "Allah è grande", "è stato Dio che mi ha salvato", o il dittatore di turno chiamato "un dono di Dio").
11 luglio, io lo so perché tanto.
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11 luglio 1995. Ogni anno a Srebrenica, come l'anno scorso, come l'anno prossimo.
di Adriano Sofri
Non ho mai avuto voglia di deridere l'accordo di Dayton, novembre 1995, che mise fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Non segnava l'avvento della pace, che non è venuta, "solo" la fine della guerra, che era durata quasi quattro anni. Sarajevo aveva superato il record di durata dell'assedio di una città in epoca moderna, che fino ad allora spettava all'assedio di Leningrado, durato 900 giorni fra il 1941 e il 1944, e restato incomparabile per il numero dei morti.
L’invenzione del futuro di Danilo Dolci
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L’invenzione del futuro di Danilo Dolci
di Franco Lorenzoni*
Danilo Dolci a Partinico, in provincia di Palermo, 1963. (Ferdinando Scianna, Magnum/Contrasto)
“Ciascuno cresce solo se è sognato” è un verso noto e citato spesso nel mondo dell’educazione attiva. Assai meno nota è la vita di Danilo Dolci, nato il 28 giugno di cento anni fa a Sesana, allora in provincia di Trieste. Eppure i pensieri e le azioni di uno dei maggiori animatori di lotte nonviolente organizzate dal basso hanno molto da insegnare, ancora oggi, a chi creda all’educazione come terreno di emancipazione sociale.
L' Europa siamo noi
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L’EUROPA SIAMO NOI
di Giuseppe Dambrosio
L’8 e 9 giugno 2024 siamo chiamati a votare per la decima legislatura del parlamento europeo che sarà composto da 720 parlamentari . Questa scadenza elettorale può essere una opportunità importante per noi italiani, cittadini europei?
Partiamo da un dato fondamentale: l’Europa siamo noi, e non è una frase ad effetto o di circostanza, come si potrebbe pensare a primo acchito. Siamo noi che eleggiamo gli europarlamentari italiani; è il governo italiano che nomina il proprio rappresentante nella Commissione europea (una delle principali istituzioni dell’Unione europea e suo organo esecutivo), i nostri ministri che si occupano delle specifiche politiche di settore ed il presidente del consiglio fa parte di diritto del consiglio dei capi di governo.
Tommaso Fiore: un protagonista della cultura antifascista
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Tommaso Fiore: un protagonista della cultura antifascista
di Giovanni Papapietro
Due furono le ispirazioni profonde dell'opera culturae dell'azione politica di Tommaso Fiore: un naturale sentimento del popolo come originario terreno di ogni creazione storica, perciò una inquieta libera appartenenza ad esso; e una acre vena di illuminismo critico, impietoso, spesso beffardo, vigile presenza della ragione della cultura sul ribollire del populismo anarchico.
Io protesto
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IO PROTESTO
Di seguito il resoconto stenografico dell'intervento di Giacomo Matteotti tenuto alla Camera il 30 maggio 1924 in cui contestava i risultati elettorali delle elezioni tenutesi il 6 aprile dello stesso anno e le irregoralità commesse dai fascisti per vincere le elezioni.
Un vero inno alla libertà a 100 anni dall'uccisione dell' esponente socialista avvenuta il 10 giugno 1924 per mano di cinque sicari guidati da un certo Amerigo Dumini.
La riforma del fisco secondo Matteotti
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La riforma del fisco secondo Matteotti
Rigore e giustizia contro i populisti
di Francesco Tundo
Si può ancora parlare di tasse con serietà e competenza, senza cedere alla tentazione di farne un tema da perenne campagna elettorale? Un po' a sorpresa, la risposta viene dall'aspetto meno noto del pensiero di Giacomo Matteotti.
Di Matteotti, a cento anni dal rapimento e dal brutale assassinio per mano fascista, si sa quasi tutto. Delle lotte per i braccianti del suo Polesine. Del coraggio nel denunciare le violenze inaudite dello squadrismo in camicia nera. Della grande competenza, alimentata da uno studio incessante. Della precisione tagliente nei dibattiti alla Camera. Dell'audacia nell'irridere le sparate propagandistiche del dittatore. Della fiducia incrollabile nei principi dello Stato di diritto e nei fondamenti della democrazia parlamentare. Sostanzialmente sconosciuta è, invece, la dedizione di Matteotti alla questione tributaria, che pure è stata centrale nella sua azione politica, basata sulla funzione redistribu tiva dell'imposizione a fini di giustizia sociale. Sono in pochi a saperlo, eppure Matteotti si è dedicato intensamente a una materia che anche al suo tempo era oggetto di iniziative demagogiche e frammentarie, alle quali lui ha contrapposto proposte rigorose e moderne.
L'eroica resistenza degli altamurani al cardinale Ruffo
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L'eroica resistenza degli altamurani al cardinale Ruffo
di Giuseppe Dambrosio
Il 10 maggio 1799 si concludeva l'esperienza della Repubblica altamurana iniziata il 1 gennaio dello stesso anno che aveva coinvolto una intera città di ben 17.000 abitanti. Tutte le classi sociali avevano dato il loro contributo alla costruzione di un modello di governo cittadino che si ispirava agli ideali della rivoluzione francese: la piccola borghesia molto attiva, i bracciali (i braccianti attuali) che versavano in condizioni di vita dignitose, il ceto medio (massari, bonatenenti, professionisti), la nobiltà altamurana non assenteista e dedita al commercio di cereali che prendevano la via di Napoli, il clero che si era schierato per la Repubblica. Altrettanto determinante fu l'entusiasmo degli studenti della fiorente Università degli Studi che, insieme ai loro docenti, di formazione laica, si sono battuti per un' Altamura libera e repubblicana.