Il successo tragico di don Milani, Barbiana iniziò come una punizione
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Le celebrazioni di Mattarella per il centenario della nascita
Il successo tragico di don Milani Barbiana iniziò come una punizione
di Federico Ruzzi
storico
Se voi rinunciate alla carriera farete opere d'arte; se ogni momento non vorrete urtare né il
direttore del giornale, né il collega, né la potenza tale, né l'industria tale, né... né nulla, se non volete urtare nessuno, non vi riuscirà a fare un'opera che abbia la vivacità della nostra. Gran parte della vivacità della nostra è data dal fatto che ormai noi abbiamo belle e fatto carriera: una carriera che è finita molto in alto... a 500 metri»
L'Italia ascolti le proteste dei suoi ragazzi
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Un Paese ostile i giovani (anche sulla crisi climatica)
di Paolo Giordano
Se è vero che quasi la settanta per cento degli italiani è preoccupato per l'impatto dei cambiamenti climatici, e ne riconosce l'origine nelle attività umane, allora un passo avanti importante è stato fatto nella coscienza ambientale collettiva. La crisi climatica — che prima del 2018 (l'anno di Greta) non era un tema mainstream, e prima del 2015 (l'anno degli accordi di Parigi) non era quasi un tema — è finalmente diventata una rilevanza maggioritaria.
A Faenza si continua a spalare acqua, fango e detriti mentre aumentano i volontari giunti in aiuto (Keystone)
La Mostra su Tommaso e Altamura
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TOMMASO FIORE e ALTAMURA, l’intellettuale, il politico, l’amministratore
Mostra documentaria e fotografica
a cura di Giuseppe Dambrosio e Anna Gervasio
Progetto grafico Antonio Cornacchia
Ex Conservatorio Santa Croce Altamura
19 - 24 maggio 2023
Le prose di Rocco Scotellaro
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Un saggio di letteratura meridionalista
Le prose di Rocco Scotellaro
di Tommaso Fiore
Ora che da pochi mesi non è più Rocco, «il più piccolo» poeta d'Italia, come diceva sua madre, leggeremo nel Circolo di Cultura «Francesco De Sanctis» a Cosenza, qualcosa di questi «Contadini del Sud», che egli andava approntando per la Casa Editrice Laterza, e che vedranno la luce fra giorni. Si tratta di quattro biografie di contadini, o piuttosto di autobiografie, chè l'idea di far parlare lavoratori della terra (non però inventanti frottole o facenti poesie), ma dei propri interessi, delle vicende della propria, vita, è nuova, cioè sentita in modo non meccanico ma vivo, da poeta. E andrebbe sostenuta e allargata a una specie di esame della società contadina di oggi, sotto la guida, s'intende, di uno spirito di poeta, il cui occhio vede al di là delle forme esteriori e ordina e illumina e crea in maniera imprevedibile.
La vergogna è un fantasma e un sentimento necessario
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Una lunga storia complessa
La vergogna è un fantasma e un sentimento necessario

Troppi fantasmi si aggirano per l'Europa in questo primo quarto di secolo, e tra questi vi è senza dubbio quello della vergogna. Tuttavia ogni fantasma è un'idra, come ci insegna HP Lovecraft, e non ha mai una, ma cento, mille facce. Se riflettessimo anche solo superficialmente sulla nostra condizione, per esempio, scopriremmo che sono molte le cause del nostro quotidiano vergognarci. Proviamo vergogna per il nostro aspetto fisico, perché non è conforme ai modelli estetici che ci assediano; proviamo vergogna per la nostra condizione sociale, perché manchiamo di successo, di pubblica visibilità; infine proviamo vergogna perché vediamo costantemente diminuire la nostra umanità, ed è forse questa la declinazione più dolorosa. Trascorriamo buona parte del tempo della nostra esistenza a nascondere o a negare questa ferita.
La vergogna per noi individui del XXI secolo è dunque un fantasma sistemico. Abbiamo avuto appena il tempo di ritrovarci ridotti da una pandemia globale (il fantasma della peste), e subito siamo diventati spettatori di una letale crisi economica (il fantasma della carestia). E questo è solo il retropalco, perché sul proscenio c'è il fantasma di una guerra il cui scandalo ci ha rigettato nello sconforto di quello che siamo: esistenze precarie. e subito siamo diventati spettatori di una letale crisi economica (il fantasma della carestia). E questo è solo il retropalco, perché sul proscenio c'è il fantasma di una guerra il cui scandalo ci ha rigettato nello sconforto di quello che siamo: esistenze precarie.
Il capitalismo ci lascia solo la libertà di non essere liberi
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Le coercizioni che ignoriamo
Il capitalismo ci lascia solo la libertà di non essere liberi
diFabrizio Sinisi *
Nelle nostre democrazie abbiamo ormai identificato ciò che è liberamente scelto con ciò che è giusto Senza riconoscere l'esistenza di relazioni di sfruttamento travestite da accordi tra soggetti consenzienti
Cosa accomuna il rider che sfreccia da un capo all'altro della città per portarci un hamburger prima che si freddi e un dipendente di un'agenzia di consulenza che passa 13 ore al giorno sei giorni su sette in ufficio? È semplice: entrambi lavorano per obiettivo. Una volta si sarebbe detto “a cottimo”: vengono retribuiti in proporzione alla quantità della prestazione fornita. Non solo, sono entrambe scelte consenzienti: nessuno li costringe a quei ritmi disumani; sono loro che “liberamente” lo scelgono. Sono, come si dice oggi, “i capi di sé stessi”. Potremmo dire, con un gergo vecchio ma sempre funzionale: hanno introiettato i loro padroni.Una coercizione che, se venissero loro inflitta da qualcun altro, non sarebbe consentita, ma che diventa legittima se viene inflitta a sé stessi. È il culmine della libertà individuale, questo, o il capolavoro del neocapitalismo? Siamo entrati nell'epoca dell'autosfruttamento?
Da Gentile a Valditara, il liberalismo non fascista che tollera il fascismo
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Da Gentile a Valditara, il liberalismo non fascista che tollera il fascismo
di Cristiano Raimo
La polemica con la Preside di Firenze
foto Italy 24 Press Italian
La storia si ripete tre volte: come tragedia, come farsa e come dichiarazione pubblica del ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara che ha replicato alla lettera ufficiale che la preside Annalisa Savino del liceo Leonardo Da Vinci di Firenze aveva scritto un commento dell'attacco squadrista di alcuni militanti di Azione studentesca (una sigla giovanile vicina a Fratelli d'Italia) contro studenti del liceo Michelangiolo, sempre a Firenze.
Lo scarto tra le parole della preside e quelle del ministro può essere colto tutto nell'antitesi di due idee di democrazia, due pensieri pedagogici, due retoriche.
Il «giorno del ricordo» e la memoria corta degli italiani
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Il «giorno del ricordo» e la memoria corta degli italiani
di Enzo Collotti*
Loška Dolina, Slovenia meridionale, il 31 luglio 1942. Soldati italiani fucilano Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec, cinque abitanti del villaggio di Dane presi in ostaggio qualche giorno prima. Nell'Italia degli ultimi anni, un'interpretazione frettolosa e “capovolta” di questa foto ne ha innescato la proliferazione virale in rete e sui giornali, sino a farne l'illustrazione per eccellenza di articoli sulle foibe e le vittime italiane della “violenza slava ”. (Raccolta fotografica del Muzej novejše zgodovine Slovenije (Museo nazionale di storia contemporanea a Lubiana) - Numero d'archivio pl1818)
Si tace dell'occupazione della Jugoslavia e della sciagurata annessione della provincia di Lubiana al Regno d'Italia, e su rappresaglie e repressioni simili ai crimini nazisti
Non era difficile prevedere che collocare la Giornata del ricordo, per onorare le vittime delle foibe, a dieci-quindici giorni dal Giorno della memoria in ricordo della Shoah, avrebbe significato dare ai fascisti e ai postfascisti la possibilità di urlare la loro menzogna-verità per oscurare la risonanza dei crimini nazisti e fascisti e omologare in una indecente e impudica par condicio della storia tragedie incomparabili, che sono come unico denominatore comune l'appartenere tutte all'esplosione, sino allora inedita, di violenze e sopraffazioni che hanno fatto del secondo conflitto mondiale un vero e proprio mattatoio della storia.