Vattimo. Con l'ermeneutica garantì il pluralismo delle idee
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Il pensiero
di Federico Vercellone
Gianni Vattimo è stato uno dei più grandi rappresentanti della filosofia europea di tradizione ermeneutica, che si rifaceva cioè alla moderna teoria dell'interpretazione. Era nato a Torino il 4 gennaio del 1936 e aveva compiuto quest'anno ottantasette anni.
Le sue opere sono tradotte, conosciute e discusse in tutto il mondo, in Europa come negli Ѕtati Uniti e in America Latina. Le sue carte sono custodite presso l'Università Pompeu Fabra di Вarcellona, nell'archivio creato e curato dal professor Ѕantiago Zabala.
Vattimo studia alla scuola di Luigi Pareyson insieme a Umberto Eco. Ѕi tratta di una scuola ricchissima di autori di primo piano che hanno dato un nuovo volto alla filosofia italiana nel mondo. Ѕi laurea in filosofia nel 1959 con una tesi su Il concetto di fare in Aristotele che uscirà poi per i tipi di Giappichelli. Negli anni cinquanta del secolo scorso lavora anche alla Rai per poi recarsi in Germania e studiare con alcuni dei massimi rappresentanti della filosofia dell'epoca, in particolare Hans-Georg Gadamer che, insieme a Luigi Pareyson, lo introduce nell'ermeneutica intesa come teoria dell'interpretazione e cioè nella filosofia intesa come teoria dell'interpretazione del mondo della quale Vattimo costituisce uno dei grandi maestri contemporanei.
"I have a dream" (Io ho un sogno)
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Martin Luther King: "I have a dream" (Io ho un sogno)
"Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!"
di Martin Luther King
Fonte: http://www.english-zone.com/holidays/mlk-dreami.html (con alcune modifiche)
Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull'Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri che erano stati bruciati sul fuoco dell'avida ingiustizia. Venne come un'alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.
Ma cento anni dopo, il nero ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del nero è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il nero ancora vive su un'isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il nero langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.
La repubblica italiana è nata dalle ceneri dell'8 settembre
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La repubblica italiana è nata dalle ceneri dell'8 settembre
di Daniele Susini
E' una data spartiacque, in cui inizia la presa di coscienza collettiva di ciò che è stata la dittatura fascista Seguiranno mesi terribili, ma è questo il punto di partenza fondamentale per la creazione di una nuova Italia
Il maresciaIIo BadogIio FOTO AP
«Il governo italiano, riconosciuto l'impossibilità ai continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Di conseguenza, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
Hiroshima e Nagasaki sono state le prime vittime della Guerra fredda
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6 agosto 1945 - 6 agosto 2023
Hiroshima e Nagasaki sono state le prime vittime della Guerra fredda
di Gabriele Rigano*
Per una tragica ironia della sorte il primo atto di quella che chiamiamo la Guerra fredda fu l’esplosione più devastante e arroventata mai provocata dall’uomo fino a quel momento: 8.000 gradi (per 1/10.000 di secondo la temperatura fu di 400.000 gradi) che il 6 agosto del 1945 incenerirono l’intera città di Hiroshima con i suoi abitanti. Uomini, donne, vecchi e bambini.
Graziano
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Un ricordo toccante di Graziano Fiore a 80 anni dalla strage di via Niccolò dell'Arca (28 luglio 1943) in cui persero la vita 20 antifascisti tra cui il figlio di Tommaso Fiore e 38 furono i feriti. La commemorazione è apparsa su “Il Nuovo Risorgimento” anno I n.9-10 del 1944 a firma di Raffaele Nuovo.
Graziano Fiore a Bari in via Vittorio veneto (attuale via Sparano) 1942 - tratta dal libro di Paolo Comentale "La bellezza e il coraggio", edizioni di pagina.
Signore o signori, non è una apologia che voglio fare; se la facessi mi sembrerebbe di contaminare la memoria del nostro più intimo amico, che era nemico della retorica. Voglio solo parlarvi del nostro Graziano, per spiegarvi la ragione per cui gli abbiamo intitolato l'associazione. Vi dirò solo quale l'ho conosciuto in due anni di convivenza.
Non è un pranzo di gala
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I 50 anni della mensa bambini proletari di Napoli
di Domenico Sabino
Sono trascorsi 50 anni, quando il 9 marzo 1973 parte una vera e propria rivoluzione dal basso mai realizzata finora a Napoli, che porta alla nascita della «Mensa dei Bambini Proletari». È un progetto politico, sociale, pedagogico e culturale, che si basa sul volontariato e sulla sottoscrizione e che vede come artefici esponenti di Lotta Continua, cattolici del dissenso, intellettuali. La Mensa si trova nel quartiere storico di Montesanto, precisamente a vico Cappuccinelle n.13, un luogo che fino a quel momento fa paura ai bambini non appena i genitori lo nominano: «Si nun faje ’o bravo, ti rinchiudo alle Cappuccinelle».
Foto Peppe Avallone, una manifestazione
I locali, occupati dai militanti di Servire il Popolo, sono presi in affitto a 80 mila lire al mese. La struttura, che consta di 7 stanze e un giardino, oltre ad assicurare almeno un pasto al giorno spesso non solo ai bambini ma anche ai genitori, offre innanzitutto la possibilità di fare doposcuola, laboratori di teatro, pittura, fotografia, scrittura, giornalismo e musica. Le tecniche didattiche s’ispirano al pedagogista francese Célestin Freinet, al filosofo tedesco Walter Benjamin, alla scuola di don Lorenzo Milani, al metodo Montessori, ai gruppi MCE (Movimento di Cooperazione Educativa) e CEMEA (Centri d’Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva).
Alex
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ALEX
di Adriano Sofri
ALEXANDER LANGER nacque nel 1946 a Vipiteno, Alto Adige, che sono i nomi italiani di Sterzing, Sud Tirolo. Sua madre era erede di una dinastia di farmacisti del paese. Suo padre un medico viennese di origine ebraica. Negli anni della persecuzione si erano rifugiati in Toscana: scamparono a un'irruzione di fascisti, e riuscirono fortunosamente a riparare in Svizzera. Alexander fu il primo di tre fratelli. Negli anni di scuola, studente brillante, si fece cattolico "autodidatta". La sua era una famiglia prestigiosa, e Alex scelse di rendersene indipendente, rinunciando alla sua eredità, ma il legame fu sempre fortissimo. Quando Alex introdusse me e Randi, la mia compagna, a sua madre, nella casa avita di Sterzing, era emozionato come per una cerimonia. Prima, nelle cartoline spedite da Vipiteno (Alex era un leggendario scrittore di cartoline illustrate) i saluti materni erano firmati "Elisabeth"; dopo, "Lilli".
Il successo tragico di don Milani, Barbiana iniziò come una punizione
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Le celebrazioni di Mattarella per il centenario della nascita
Il successo tragico di don Milani Barbiana iniziò come una punizione
di Federico Ruzzi
storico
Se voi rinunciate alla carriera farete opere d'arte; se ogni momento non vorrete urtare né il
direttore del giornale, né il collega, né la potenza tale, né l'industria tale, né... né nulla, se non volete urtare nessuno, non vi riuscirà a fare un'opera che abbia la vivacità della nostra. Gran parte della vivacità della nostra è data dal fatto che ormai noi abbiamo belle e fatto carriera: una carriera che è finita molto in alto... a 500 metri»