La bimba venuta dal mare, ma un miracolo non basta a cancellare la vergogna
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La bimba venuta dal mare, ma un miracolo non basta a cancellare la vergogna
di Melania Mazzucco
Di Alan Kurdi, il minuscolo Joseph, la siriana Loujin, le nigeriane Marian e Osato, i bambini morti d’acqua e di sete nel Mediterraneo, ricordiamo ancora il nome (tanti altri, rimasti anonimi, sono meri numeri nell’aritmetica dello scandalo, che somma almeno trentamila morti negli ultimi dieci anni). Le immagini dei loro corpi esanimi (o dei loro funerali) sono diventati il simbolo della nostra vergogna. Il dolore e lo sdegno suscitati dalla loro fine, autentici benché inquinati dall’ipocrisia, sono invece svaniti. Yasmine però è stata salvata dalle acque: come Mosé, si potrebbe dire, per augurarle un destino da guida del suo popolo, da profeta e da legislatrice. Ma il passivo non è la giusta configurazione del verbo. Yasmine si è salvata. Riflessivo. La grammatica ci insegna che c’è differenza. Il soggetto compie un’azione che ritorna su sé stesso. Yasmine non è un corpo, né un numero, né una salma: è un soggetto, e il soggetto di questa storia.
Ricordando DANILO DOLCI
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Il Circolo delle Formiche, insieme al Centro Creativo Danilo Dolci, l‘Associazione Link, Cometa - Comunità educante di Altamura, LiberHub Giampiero Zaccaria, Agorateca Biblioteca di Comunità, Con i Bambini e il patrocinio del Comune di Altamura, della Regione Puglia e della Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi” di Bari, organizza una serie di eventi in occasione del Centenario della nascita di Danilo Dolci (1924 -2024).
GOGNA ROSSA
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GOGNA ROSSA
Doversi dimettere per aver scritto che una donna con il pene non è una donna. Succede a Livorno. La versione di Simone Lenzi
di Simone Lenzi
Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki – Olivo), Hannah Hofman in Gallery, Los Angeles
Ho ritrovato in un cassetto la mia spilletta da ragazzo: "The Age of Consent". L'età del consenso. Era quella dei diritti gay, cantati dai Bronski Beat. Perché ero un giovinetto libertario e sperimentale, tutto sommato l'analogo di quelli che adesso vanno in giro col capelli blu. Poi, certo, sono invecchiato, e col capelli blu a cinquantasei anni non mici vedo, ma continuo voler bene a chi sperimenta, a chi gode pienamente di tutto, nella piena liberta del corpo e dello spirito. La libertà, appunto. Guardo quella spilletta e penso che sono passati davvero troppi anni. E nel frattempo sono successe troppe cose. Intanto, nel frattempo, il progressismo è morto e sepolto, motivo per cui, se oggi sei un progressista e ti aggiri in un palazzo comunale amministrato dal centrosinistra, allora e probabile che tu sia uno zombie. Perché l'idea stessa che esistano principi universalistici in nome dei quali portare avanti battaglie che servano a tutti è morta e sepolta. Sono, in altre parole, uno di quegli zombie che pensa ancora che sia più importante pesarti il portafoglio prima di frugarti nelle mutande, nel senso che se poi non trovi un lavoro o paghi troppe tasse, l'unica cosa davvero fluida che puoi esprimere, alla fine della giostra, è una minestrina col dado.
La grande masseria del potere, viaggio nella Puglia gentrificata
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Reportage con testimonianze inattendibili
di Angelo Pannofino
La
La delegazione delle first lady dei capi di stato e di governo del G7 in visita ad Alberobello
durante l'ultimo summit, lo scorso luglio - FOTO ANSA
È con molta curiosità che questa estate sono tornato in Puglia per vedere cosa è rimasto sul bagnasciuga dopo la mareggiata del G7 in Valle d’Itria, valle in cui sono nato e cresciuto e dove, stando ai media, si sarebbe svolto il summit con i capi di stato e di governo dei sette Paesi più industrializzati al mondo, sei dei quali sono tornati a casa a capo chino, avendo constatato che saranno pure industrializzati ma, quanto a instagrammabilità, non c’è storia tra i loro tristi Paesi e le meraviglie della Valle d’Itria, la Shengri-Le pugliese, vallata immaginaria ferma agli anni Cinquanta, dove ci sono mozzarelle, masserie, friselle, focacce, ceramiche, artigiani, donne col fazzoletto in testa che fanno le orecchiette, trulli, luminarie, ulivi, pizzica o forse taranta e addirittura il mare.
Come opposi alla cultura del profitto
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Solo favorendo il benessere reale delle persone si inverte la rotta dei consumi a tutti i costi
di Alessandro Tamburini
Le parole hanno una storia, e la Storia si comprende anche attraverso le parole, la loro fortuna o scomparsa. Negli anni ‘60 e ‘70 “consumismo” era parola ricorrente nel deplorare il fenomeno per cui attraverso l’induzione di falsi bisogni le persone erano spinte all’acquisto continuo di prodotti, anche per vantare l’avanzamento di status sociale che col loro possesso ritenevano di raggiungere. Non tutti i giovani contestatori di allora avevano letto Marcuse e Adorno, ma nelle loro biblioteche ancora tascabili non mancava "Avere o essere" di Erich Fromm, forte già nel titolo dell’antagonismo di valori e comportamenti che andavano cercando. Al possesso di beni materiali contrapponevano la crescita interiore, da perseguire con conoscenze, musica, viaggi. Attraverso incontri ed esperienze condivise come l’impegno sociale, con un’assunzione di responsabilità verso chi non riusciva a soddisfare nemmeno i propri bisogni primari, dalle classi meno abbienti alle aree povere del pianeta. E il consumismo era osteggiato anche in quanto portatore di disuguaglianze ulteriori.
La notizia volò: «Escono oggi ». E andarono verso il carcere
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Bari 28 luglio 1943 - Un giorno di sangue e di lutti
di Antonio Rossano
Veniva data per imminente la liberazione di numerosi detenuti politici – Come reagì Bari al 25 luglio: nella notte la quieta passeggiata di due uomini – Gli incontri di Benedetto Croce a villa Laterza, i collegamenti con le altre città italiane
Villa Laterza, (da sanistra: Fabrizio Canfora, Anna Macchiori, Benedetto Croce, Giovanni Laterza, una figlia di Laterza., Tommaso Fiore)
Il telefono squillò due, tre volte: insistente, il suono era ingigantito dal silenzio della notte. Era la notte fra il 25 ed il 25 luglio 1943, a Barl. Fabrizio Canfora si alzò preoccupato: già era inconsueto ricevere telefonate, figurarsi a quell'ora, l'una. Chissà cos'era accaduto. La voce di Natale Lojacono era, invece, festante: e «Hai sentito, Fabrizio, hai sentito? Mussolini è stato destituito, è la fine del fascismo. Che notizia! Certo, è sicura. Amici miei di Roma... Ci vediamo per strada, dobbiamo parlare, dobbiamo vederci».
L'ipocrisia di condannare ogni violenza. Ma odiare il tuo nemico con tutto te stesso
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L'ipocrisia di condannare ogni violenza. Ma odiare il tuo nemico con tutto te stesso
di Walter Siti
Che la politica in Occidente si stia progressivamente polarizzando è conclamato, per non vederlo si dovrebbe essere ciechi. Le cause del fenomeno ormai tutti le snoccioliamo stancamente come grani di un rosario: 1) i social ci abituano a ritmi binari, pollice in su o in giù, ci inse-riscono in bolle anche a nostra insaputa, le echo chambers eccetera; 2) la divaricazione economica si fa sempre più ampia, l'ascensore di classe è bloccato, qualcuno si trova davanti un muro insormontabile e qualcun altro dal medesimo muro si sente difeso; 3) la domanda "che fare?" sempre più spesso sembra non avere risposte e la mancanza di vie d'uscita scatena la rabbia, hanno fatto esperimenti in questo senso sui topi; 4) la sinistra è stupita che i poveri non la votino più, vede minacce ovunque e si rimprovera di aver forse trascurato diritti sociali per evidenziare quelli civili, mentre la destra deve ancora smaltire un rancore pregresso che la attanaglia; 5) l'analfabetismo creato dall'eccesso di informazione ha coinvolto anche la democrazia in quanto istituto, il populismo e la disintermediazione portano a pensare che il rapporto tra maggioranza e opposizione sia solo un rapporto tra chi vince e chi, avendo perso, deve abbozzare; 6) quelli che la pensano diversamente da noi non sono considerati avversari con cui discutere, e sui quali (troppa fatica) dialetticamente prevalere, ma nemici da annientare; 7) spettacolarizzare la politica fa la gioia dei media e ne riempie i portafogli, i conduttori di talk sanno che i discorsi complicati, capaci di riconoscere le ragioni dell'altro, dopo un po' fanno morire di noia; 8) la presenza sempre più massiccia della religione nel conflitto politico (resurrezione di tempi andati, nulla scompare mai nella Storia) ha recuperato la terribile espressione "Dio lo vuole", declinata a seconda delle circostanze ("questa terra ce l'ha data Dio", "Allah è grande", "è stato Dio che mi ha salvato", o il dittatore di turno chiamato "un dono di Dio").
11 luglio, io lo so perché tanto.
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11 luglio 1995. Ogni anno a Srebrenica, come l'anno scorso, come l'anno prossimo.
di Adriano Sofri
Non ho mai avuto voglia di deridere l'accordo di Dayton, novembre 1995, che mise fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Non segnava l'avvento della pace, che non è venuta, "solo" la fine della guerra, che era durata quasi quattro anni. Sarajevo aveva superato il record di durata dell'assedio di una città in epoca moderna, che fino ad allora spettava all'assedio di Leningrado, durato 900 giorni fra il 1941 e il 1944, e restato incomparabile per il numero dei morti.