Stranieri, affittuari, coppie con molti figli, I poveri in Italia superano i 5,6 milioni n povertà assoluta

Stranieri, affittuari, coppie con molti figli I poveri in Italia superano i 5,6 milioni no permettersele. E tra salute e povertà c’è una correlazione doppia perché chi è povero non si cura e chi ha una malattia fatica a lavorare e diventa povero. Dunque, oltre ai sostegni monetari sono da utilizzare le leve delle politiche attive per il lavoro ovviamente, ma anche di quelle per la casa, la salu- te appunto e una migliore presa in ca- rico delle situazioni di disagio. E poi, soprattutto al Sud, una consistente azione formativa rivolta alle donne, per la loro qualificazione. Oggi i tassi femminili di partecipazione al lavoro sono bassissimi, mentre un reddito aggiuntivo o anche un primo reddito di qualità in famiglia è determinante per cambiare il proprio destino, spezzare la catena della povertà intergenerazionale. Il nuovo Assegno di inclusione – allargato a più stranieri, più “ricco” per le famiglie con figli – e il sostegno formazione lavoro saranno efficaci? Le correzioni sugli stranieri e i figli al Reddito di cittadinanza sono giuste, in parte dovute per i rilievi europei. Ma la platea complessiva dei beneficiari è stata fortemente ridotta, anche per i nuovi limiti Isee. Mentre il nuovo strumento della piattaforma per il lavoro è una via crucis per disoccupati dalla bassa istruzione. Nel complesso è un intervento politico miope. Perché per conquistare qualche voto moderato e per tagliare la spesa di 3 miliardi di euro, il Governo finirà per provocare un peggioramento della situazione sociale in termini di povertà, abbandono scolastico, peggioramento delle condizioni di salute e di vita, i cui costi nei prossi- mi anni supereranno di gran lunga i ri- sparmi ipotizzati.

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L’inflazione strozza l’Italia e spinge sempre più famiglie sotto la linea rossa della povertà assoluta. Picchia duro sul Sud e colpisce in particolare i nuclei numerosi, i bambini, gli immigrati, chi vive in affitto. Ma non risparmia nemmeno gli operai. La fotografia aggiornata delle disuguaglianze e del disagio sociale italiano arriva dall’Istat nel rapporto presentato ieri. Nel 2022 le famiglie in povertà assoluta sono state 2 milioni e 187mila: rispetto al 2021, sono cresciute dal 7,7 all’8,3% del totale. Si tratta di un esercito di oltre 5,6 milioni di individui che non raggiungono la capacità di spesa considerata minima per assicurarsi una vita dignitosa. Tra loro ci sono ben 1.270.000 minorenni. I poveri sono 350mila più dell’anno prima, poco meno del 10% dei residenti in Italia, cioè uno su dieci.

L’Istat, che quest’anno ha aggiornato le sue metodologie di calcolo della povertà, sottolinea come il peggioramento rispetto al 2021 sia dovuto appunto, in larga parte, alla forte accelerazione del carovita, che lo scorso anno ha raggiunto l’8,7%. Nel 2022 in teoria ci si sarebbe potuti aspettare un miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie: il Pil è cresciuto del 3,7% e gli occupati sono aumentati di oltre 500mila unità. Invece la corsa dei prezzi, unita alla stagnazione dei salari e alle debolezze del welfare, ha allargato la polarizzazione sociale accanendosi in particolare sulle fasce meno abbienti. L’Istat calcola che il carovita abbia pesato per il 12,1% tra coloro che si trovano nel quinto meno ricco della popolazione - costretti a ridurre i consumi in termini reali del 2,5% - e solo per il 5,5% sul quinto più benestante. L’inflazione si conferma così una supertassa iniqua e regressiva che ha colpito i più deboli nonostante le mi- sure di contenimento messe in campo lo scorso anno dal governo. Senza i vari aiuti d’emergenza come i bonus per le bollette, la povertà sarebbe stata infatti superiore di altri 7 decimi di punto. Ad attutire il fenomeno sono stati anche strumenti di sostegno, come il reddito di cittadinanza, che lo scorso anno l’Istat stimava abbia ridotto di circa un milione i poveri assoluti. L’indigenza assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (salita al 10,7%, dal 10,1% del 2021), seguito dal Nord (7,5% dal 6,9) mentre il Centro conferma i valori più bassi, pur in peggioramento (6,4% da 6).

Il rapporto conferma che la maggiore vulnerabilità sociale si registra tra famiglie numerose e gli immigrati. Tra i nuclei con cinque o più componenti quasi uno su 4 è povero assoluto, l’incidenza ha raggiunto infatti il 22,5% mentre tra i nuclei con quattro persone è all’11%. In difficoltà anche le famiglie di tre componenti (8,2% da 6,9%). Lo stato di povertà in Italia interessa quasi 1 milione 270 mila minori (il 13,4% del totale, rispetto al 9,7% di tutti i cittadini) ed è particolarmente marcato (15,9%) del Mezzogiorno. Più aumentano i figli più si è poveri, un dato da tenere presente quan- do si parla di denatalità: l’incidenza della povertà è al 6,5% per le coppie con un solo figlio minore, sale a 10,6% per quelle con due figli minori e schizza al 21% per le coppie con tre o più figli minori. Questi valori sono rimasti stabili rispetto al 2021. Tuttavia, l’intensità della povertà (indice che misura la distanza dalla soglia minima) delle famiglie con figli piccoli, pari al 20,6%, è superiore a quella del complesso delle famiglie povere (18,2%), a testimonianza di una condizione di marcato disagio.

Drammatica anche la situazione della popolazione straniera: i cittadini non italiani in povertà assoluta sono oltre un milione e 700mila, con un’incidenza pari al 34%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). Ogni 10 famiglie povere tre sono straniere, pur rappresentando queste ultime solamente l’8,7% del totale delle famiglie. Lavorare non basta per difendersi dalla povertà. Il 14,7% delle famiglie dove la persona di riferimento è un operaio, cioè una su sette, è povera e l’incidenza è superiore alla media anche fra i lavoratori indipendenti che non siano imprenditori o liberi professionisti. Ma se si perde il lavoro, ovviamente, va ancora peggio: tra i disoccupati quasi uno su 4 è povero assoluto. Incide pesantemente anche il problema della casa. Tra le famiglie in grave difficoltà il 45%, circa 980mila, vivono in affitto: tra chi non possiede una casa l’incidenza della povertà è del 21,2% contro il 4,8% di chi vive in abitazioni di proprietà ed entrambi i valori sono in crescita rispetto al 2021 (erano al 19,1% e al 4,3%). La povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio: tra i diplomati o più è solo al 4,0%, balza al 12,5% con la licenza media e al 13% con quella elementare.