PERCHÉ ORA IL SUD DÀ PIÙ FORZA AL PAESE

di Roberto Napoletano

Il Mattino Napoli 30 Gennaio 2025 page 0002

Forse, non ve ne siete accorti, ma nel biennio 2022/2023 il Mezzogiorno italiano ha avuto la migliore crescita di prodotto interno lordo rispetto agli stessi Stati Uniti e a tutti i Grandi Paesi del G7. E abbastanza sorprendente come questo dato di fatto, di cui daremo conto in tutti i suoi risvolti analitici nei prossimi giorni, continui a sfuggire alla maggioranza degli osservatori. I quali puntualmente, di anno in anno, dal post Covid a oggi, danno conto della crescita italiana, ma si affrettano subito a prevedere che nei dodici mesi che seguiranno il Mezzogiorno si fermerà, prima addirittura si spingevano a pronosticare recessione tout court e allargamento dei divari interni. Gli ultimi dati resi noti l'altro giorno dall'Istat relativi al 2023 sanciscono che la crescita del Mezzogiorno è stata più del doppio della media nazionale e tutti gli indicatori, dalle esportazioni alla nuova occupazione, segnalano una precisa linea di tendenza che continua a consolidarsi. Se è vero, come è vero, che anche nei primi nove mesi del 2024 le esportazioni dei distretti industriali del Sud, trainate dalle performance dell'agro-alimentare e del polo farmaceutico campano, secondo i risultati del rapporto Monitor di Intesa Sanpaolo, crescono quasi tre volte di più della media nazionale che resta positiva.

In virtù di questa forza dell'export e dei ripetuti avanzi con l'estero di merci anche di turismo, l'Italia è sempre più un Paese creditore verso il mondo con la quarta migliore posizione patrimoniale netta sull'estero tra i Paesi dell' Eurozona pari a 265 a miliardi di euro, equivalente al 12% del prodotto interno lordo. Siamo sempre più un Paese creditore verso il mondo, cioè un Paese che vanta uno stock di crediti superiore al suo stock di debiti verso l'estero, come documenta da par suo Marco Fortis in altro articolo.

Chi continua a parlare di bassa competitività italiana nella manifattura come nel turismo ignora, ad esempio, che il nostro surplus non
dipende solo dall'Europa con Germania e Francia in crisi, ma da un attivo commerciale nei Paesi extra-Ue che, esclusa l'energia, e pari a 115 miliardi nonostante il rallentamento americano e grazie a un contributo delle imprese meridionali che risultano tra le più dinamiche. Per capirci, questi 115 miliardi che, computando il costo dell'energia, diventano 65 sono soldi veri che finiscono nel salvadanaio dell'Italia e permettono, insieme ad altre voci, di fare crescere la posizione finanziaria, netta positiva da 150 a 265 miliardi. La dimensione epocale del cambiamento in atto è misurata dal fatto che non solo la nostra posizione finanziaria netta è la migliore dei Paesi euro-mediterranei e si confronta con performance negative di Francia e Spagna rispettivamente per 716 e 768
miliardi, ma ha scalato in dieci anni ben 14 posizioni in classifica collocandosi alle spalle di Germania, Paesi Bassi e Belgio e facendo così dell'Italia una creditrice verso il mondo come i Paesi cosiddetti "frugali".

Il Mattino Napoli 30 Gennaio 2025 page 0002

 

Sarebbe ora che le agenzie di rating prendessero atto della nuova realtà italiana che è quella di un'economia solida, sostenuta da una forte reputazione internazionale sempre più anche politica, e che garantisce ampiamente la sostenibilità del suo debito pubblico. Sarebbe bene che, nel dibattito di casa nostra, aumentasse la consapevolezza che c'è molto di Mezzogiorno in questo cambio di passo perché è l'unica frontiera di sviluppo reale possibile per Europa e Italia. A gennaio di quest'anno torna ad aumentare il clima di fiducia di imprese e consumatori italiani. Anche qui il Mezzogiorno fa la sua parte.

Ricordiamocelo.

Il Mattino 30.1.2025