- Categoria: Tommaso Fiore
La repubblica italiana è nata dalle ceneri dell'8 settembre
di Daniele Susini
E' una data spartiacque, in cui inizia la presa di coscienza collettiva di ciò che è stata la dittatura fascista Seguiranno mesi terribili, ma è questo il punto di partenza fondamentale per la creazione di una nuova Italia
Il maresciaIIo BadogIio FOTO AP
«Il governo italiano, riconosciuto l'impossibilità ai continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Di conseguenza, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».
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Dall'autobiografia inedita di Tommaso Fiore
La collera popolare dell'aprile 1919
Il brano che segue fa parte dell'autobiografia inedita scritta da Tommaso Fiore negli ultimi due anni della sua vita, e si riferisce a uno degli episodi più noti della lotta antigiolittiana nei comuni della Puglia, contro i deputati trasformisti tante volte messi sotto accusa da Gaetano Salvemini, tra i quali la letteratura meridionalista ricorda soprattutto l'onorevole De Bellis.
L'on. Pasquale Caso, deputato da varie legislature, roccaforte del giolittismo nel grosso centro rurale delle Murgie, dopo una dura lotta popolare guidata da Tommaso Fiore alla testa del movimento dei combattenti, fu battuto nelle elezioni amministrative e Tommaso Fiore prese il suo posto.
L'incendio al municipio di Altamura che avvenne esattamente il 27 aprile 1919 fu un episodio della reazione popolare contro il malcostume e la corruzione di cui l'on. Caso era espressione. Tommaso Fiore aveva già descritto i fatti di Altamura in un articolo che apparve sull' Unità di Salvemini il 17 luglio del 1919 e che è stato ripubblicato nella raccolta di scritti L'incendio al municipio, a cura di Vittore Fiore e con prefazione di Gaetano Arfè, pubblicata dall'edizione socialista Lacaita nel 1967.
Quando Tommaso Fiore mandò la prima redazione dell'articolo al direttore dell'Unità salvemeniana, costui gli scrisse: «Caro Fiore, il tuo articolo ci procurerebbe centinaia di querele per diflamazione; i magistrati riceverebbero l'ordine di mandarci all'ergastolo. Bisogna dunque procedere con prudenza e non cadere nelle imboscate››. Gaetano Salvemini concludeva la sua lunga lettera consigliando Tommaso Fiore di consultarsi con il grande geografo meridionalista Maranelli e con il grande storico dell'economia socialista Gino Luzzatto, perchè temeva un grosso processo a loro danno.
Quello descritto non fu naturalmente il solo arresto di Tommaso Fiore. Egli venne arrestato a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, quando la Gibson attentò a Mussolini e successivamente - come è noto nel 1942 e nel 1943.
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Dopo cinque lustri
Colloqui con Gobetti
di Tommaso Fiore
Piero Gobetti visto da Felice Casorati
Ci pieghiamo con tremebonda commozione verso la tomba di questo giovine apertasi il 15 febbraio '26, e grazie siano rese a Paolo Spriano, che ne ha saputo scegliere il pensiero più vivo
in questa «Coscienza liberale e classe operaia», Einaudi 1951. Con la sua prefazione si può anche consentire, salvo che nessuno di noi, collaboratori del piemontese, si è mai accorto di un Gobettí conservatore (p. 18).
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Il liberalismo di Croce è una visione totale del mondo, non un partito
di Elio Cappucci
BENEDETTO CROCE, RITRATTO DA TULLIO PERICOLI, 2006
In Elementi di politica, nel 1925, Benedetto Croce scriveva che la modesta attenzione da lui riservata fino a quel momento alla concezione liberale aveva certamente creato disorientamento fra i suoi lettori.
È infatti a partire da quegli anni, da quando cioè avvertì l’esigenza di condannare il carattere totalitario del fascismo, che Croce elaborò la sua visione del liberalismo, inteso come una visione totale del mondo e della realtà. Come è stato rilevato da Giovanni Sartori, una teoria metapolitica della libertà non è però di per sé una teoria del liberalismo, perché quando la libertà stessa diviene un principio universale ci si può trovare di fronte a un concetto indistinto.
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Il carteggio tra il meridionalista altamurano e l'illustre medico e politico
di Domenico Di Nuovo
Nicola Damiani, foto Foto Archivio Damiani, Fondazione Di Vagno
Benché incomparabili con le Lettere pugliesi confluite in un Popolo di Formiche, le sei missive indirizzate da Tommaso Fiore a Nicola Damiani serbano un pregnante significato giacché attestano dei contatti politici ed amichevoli allacciati con una delle personalità più in vista del meridionalismo e cattolicesimo democratico della Terra di Bari, e non solo.
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L'altra guerra degli internati militari
di Silvia Pascale e Orlando Materassi storica e presidente dell’Anei*
Gli Internati militari italiani, i soldati catturati dall’esercito tedesco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, hanno scritto una pagina fondamentale della Resistenza e le loro storie sono una grande testimonianza di coraggio. Dopo l’annuncio dell’armistizio, circa 650mila soldati pagarono un prezzo altissimo: i reparti tedeschi li disarmarono e li catturarono nel nord Italia, ma anche in Grecia, Albania, Jugoslavia e sugli altri fronti, avviandoli alla prigionia nei territori del Terzo Reich, dove diventarono schiavi di Hitler, lavoratori forzati nella macchina bellica tedesca. I vertici tedeschi, infatti, avevano preventivato da tempo una possibile defezione italiana e appena ebbero conferma dei loro sospetti attuarono contromisure tempestive per invadere la penisola, prenderne il controllo e sfruttarne uomini e mezzi.
Mussolini e Hitler in piazza San Marco a Venezia. La grande maggioranza degli Imi preferì la prigionia agli appelli a passare dalla parte del Führer
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Verso il 25 aprile
Mirco Carrattieri
storico
La convivenza di religione e partigiani è un tema sul quale da tempo si interrogano gli storici, ma solo di recente si è riusciti a darne un ritratto meno stereotipato. Anche grazie alla nuova generazione di studiosi
I nuovi studi sui cattolici nella Resistenza ci trasmettono una immagine meno stereotipata, soprattutto in merito alla questione della violenza agita, da sempre rovello ma anche elemento rivendicato come distintivo. Una acuta messa in discussione di questo tema si trova nel volume Una violenza “incolpevole”, scritto da Alessandro Santagata e pubblicato da Viella nella collana dell’Istituto Parri. La ricerca è stata la prima vincitrice del premio Pavone, e proprio dallo storico Claudio Pavone (e da Santo Peli) prende le mosse: i nodi della scelta e della violenza sono centrali; ma per capire se e come rispetto ad essi ci sia una specificità cattolica, l’autore decide di studiare la Resistenza tra Padova e Vicenza.
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Verso il 25 aprile
di Amedeo Osti Guerrazzi
storico
L’incontro tra Benito Mussolini e un milite adolescente della Repubblica sociale italiana nel 1944
FOTO WIKIPEDIA
Tra il settembre del 1943 e l’inizio di maggio 1945, centinaia di migliaia di italiani combatterono agli ordini di Mussolini una feroce guerra civile, causando migliaia di morti tra comuni cittadini e partigiani, e collaborando all’arresto e alla deportazione di antifascisti, renitenti alla leva, operai, ebrei e qualunque altra categoria di persone che si opponesse o non rientrasse nei canoni della “legalità” del nuovo stato fascista. Non furono pochi, inoltre, i fascisti che pagarono con la vita questa loro ostinazione nel voler difendere un regime, e un uomo, chiaramente destinati alla sconfitta.