La maledizione di piazza Fontana

di Guido Salvini

Nell'autunno del 2010, quando il processo di primo grado per la strage di Brescia  si è concluso con una generale assoluzione, sul porticato di piazza della Loggia è apparso un cartello scritto a mano: IN QUESTO LUOGO IL 28 MAGGIO 1978 NON È SUCCESSO NIENTE. 

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La geografia delle stragi in Italia è un lungo susseguirsi di luoghi  senza verità certe. Da Brescia fino a Bologna , Ustica, Capaci, e via d'Amelio, passando per San Benedetto Val di Sambro  con gli attentati - a dieci anni di distanza l'un dall'altro- all'Italicus e al Rapido 904.

È una cartina dolorosamente fitta, segnata da depistaggi e insabbiamenti, logge massoniche, servizi collusi e criminalalità  organizzata che infetta lo Stato, anche qualche giudice compiacente. È la Repubblica degli eccidi senza giustizia, quella dell'Io so di Pier Paolo Pasolini e del Todo Modo di Leonardo Sciascia. ma anche, nel segno della non curanza per la vita dei cittadini, del Vajont di Sulla pelle viva di Tina Merlin.

Non è l'unica faccia dell'Italia, sarebbe una distorsione percettiva dirlo, ma la metà oscura  di un periodo contrassegnato, almeno fino alla fine degli anni settanta, da tante conquiste sociali e civili.

Il primo di questi luoghi si trova nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo e a cinquecento metri in linea d'aria  dal palazzo di giustizia. Il suo nome è piazza Fontana.

Il «niente» che vi è accaduto  è chiamato in tanti modi: «la madre di tutte le stragi» - una definizione odiosa, chissà chi l'ha inventata, che associa la maternità alla morte - oppure, e meglio,  «la strage di Stato» o «il giorno della innocenza perduta».

Sono trascorsi cinquant'anni da quel pomeriggio di dicembre del 1969, i nomi delle diciassette vittime sono stati scritti sulla targa d'ingresso, sotto i vecchi caratteri in bianco e nero con il nome della banca. Nessuno ha mai voluto cambiarli, sono rimasti come quel giorno.

Cinquant'anni, sette processi, alla fine mai le parole "dichiara colpevole" pronunciate  in aula in una sentenza definitiva.

La maledizione di piazza Fontana, non si può chiamare altrimenti,  più volte appararirà in questo libro quando si parlerà dei passaggi decisivi.

Negli anni Settanta, prove determinanti come il negozio di Padova ove erano state le borse erano nascoste dell'Ufficio affari riservati, personaggi chiave come Pozzan e Giannettini erano scomparsi all'estero  con l'aiuto del Sid , il processo si era spostato da Milano a Roma, da Roma a Milano, da Milano a Catanzaro. 

E anche negli anni Novanta, ogni qualvolta che un risultato sta per essere raggiunto, ecco che sfugge di mano. Un evento si interpone a impedire la solidificazionedella verità, non la svanire ma la allontana, la lascia visibile ma imprendibile come l'orizzonte. Imputati sono colpiti da gravi malattie, testimoni  muoiono poco prima di essere sentiti o diventano inafferrabili; documenti decisivi di cui  è emersa l'esistenza  e l'importanza risultano distrutti ma spesso da poco tempo; viene affiancato  al collegio inquirente un collega inesperto che paralizza ogni progresso delle indagini; o un collega per invidia o per proteggere le sue ambizioni  politiche, invece di collaborare apre indagini  su chi sta indagando. In aggiunta, evento davvero imprevisto e disonorevole, compaiono  avvocati di collaboratori di giustizia, non in miseria ma benestanti che si lasciano corrompere per poche migliaia di euro al fine di agevolare la ritrattazione  del proprio assistito.

la maledizione

... Se un nuovo processo venisse celebrato oggi, sommando quello che è emerso e gli elementi contenuti in questo libro  è probabile che  i responsabili  della strage di piazza Fontana avrebbero tutti o quasi un nome.

Cio non può accadere, e non accadrà più nulla: per la magistratura italiana il cratere scavato sul pavimento della banca di piazza Fontana è ormai storia chiusa. Non ci saranno nuove istruttorie, non ci saranno nuovi imputati. Il racconto che abbiamo provato a scrivere è la cronaca di un debito che non verrà più mai saldato.

Prologo del libro di Guido Salvini con Andrea Sceresini "La maledizione di piazza Fontana" edito da Chiare Lettere 2019