La bandire du Bongamine
di Paolo Santoro
Chi si sente cittadino del presente, ignorando o, peggio, deridendo il passato, è destinato, nel futuro, ad essere straniero nella sua terra. Noi ci stiamo sforzando a che questo triste presagio non si avveri per il nostro popolo. Le tradizioni, che stiamo cercando di rinverdire, vogliamo che restino radicate nel popolo altamurano affinchè le future generazioni non possano essere straniere nella nostra terra. Alcune tradizioni sono sparite, altre, sia pure con varianti, si sono radicate nella vita profana e nella vita religiosa. Delle prime abbiamo abbondantemente trattato dal nostro giornale e tratteremo ancora. Anche le seconde abbiamo descritto.
Questa volta esporremo una delle tradizioni devozionali relative alla Immagine della Madonna del Buoncammino: la bandiera. Tutti gli altamurani sono a conoscenza della gara che si fà per il possesso annuale della bandiera. Pochi sono quelli che conoscono la procedura della gara, l'origine di questa gara, il perché delle due bandiere. Di quel che scriverò in parte mi è stata data notizia dal Comitato per i festeggiamenti, In parte, circa l'istituzione del vessillo, mi è stato riferito da Mons. Salvatore Maggi, il quale era stato cappellano militare nella guerra del 1915/1918 e, al rientro dalle armi, era stato cappellano della Chiesetta del Buoncammino, non ancora Santuario.
L'immagine, sin dal secolo scorso, è stata molto venerata dal popolo altamurano, il quale si rivolgeva a Lei nei momenti più difficili della vita quotidiana e, specialmente, agricola. La si invocava, per allontanare le tempeste, con una preghiera "ad repellendas tempestates" oppure per invocare la pioggia "ad implorandam pluviam". La bandiera, secondo il Comitato, risale al secolo scorso, ma questo non è in grado di indicare il motivo di questa istituzione. Secondo quanto riferitomi dal Mons. Maggi, la bandiera fu voluta dai reduci della prima guerra mondiale, i quali, in segno di gratitudine per avere avuto salva la vita, vollero offrire alla Vergine una bandiera di colore celeste ad imitazione del manto regale della stessa. Fu fatta una colletta tra riduci e, con la somma ricavata, si allestì la bandiera di dimensioni normali la quale, nelle attuali manifestazioni, precede quella di dimensioni più piccole. La detenzione, per un anno, spettava a colui il quale offriva una certa quantità di grano, che unitamente a quello raccolto con la questua, si vendeva per coprire le spese dei festeggiamenti.
Avvenne, sempre secondo Mons. Maggi, che la bandiera di quelle dimensioni era molto ingombrante in una abitazione di modestissime dimensioni, per cui si ritenne opportuno ridurre le dimensioni della bandiera e porre questa all'asta, mantenendo la prima quale ricordo storico. La gara, così come avviene oggi si è radicata dopo, la seconda guerra mondiale anche perché durante il periodo bellico, a causa dell'oscuramento, non si allestiva l'illuminazione, nè si sparavano fuochi d'artificio. Non va dimenticato anche che, in tale periodo bellico, il grano era d'obbligo conferirlo all'ammasso e la moneta scarseggiava.
Lo sviluppo di questa tradizione, quindi, stando a questi eventi storici, si ebbe alla fine degli anni quaranta - inizio anni cinquanta con la ripresa economica. Vediamo come si svolge, ora, la gara. Nella domenica successiva alla festa di "Santa Maria" l'Immagine viene portata, trionfalmente, dal Santuario in Città, preceduta dalla "cavalcata". Il possessore della bandiera dell'anno precedente deve presentarsi con il vessillo al Santuario, detenendola sino all'incrocio di via Bari con via Ofanto, località detta "trenghenidde" dalla famiglia Tirelli che vi abitava all'angolo. A questo incrocio, spetta al detentore il diritto di fare la prima offerta, annunciata al popolo dal banditore e accompagnata dal rullo del tamburi delia bassa musica locale (una volta di “cicere fritte”).
L'aggiudicazione definitiva della bandiera si ha allorquando il banditore, giunto al limite della "chiancata" di porta Bari, annuncia per la terza volta (terza candela) l'offerta ultima. La bandiera passa, quindi, nelle mani del nuovo possessore. Il versamento della somma offerta deve essere in contanti. Le operazioni contabili sono eseguite nel bar "Trieste" confinante con porta Bari.
Carta Libera, 21 settembre 1997