21 agosto-1968. Praga, un bacio in bocca e poi l'invasione. I carri armati del Patto di  Varsavia entrano a Praga e interrompono la "Primavera".

L'anno prima aveva anticipato, con la ribellione degli studenti dell'Università di Praga e la richiesta di libertà degli intellettuali, molti dei tempi che ora che ora hanno infiammato l'Europa occidentale. Era poi seguita da una coraggiosa svolta riformista che aveva eletto Alexander Dubcek segretario del partito e con lui la speranza di una riforma in senso liberale del sistema socialista, vista la come grande segno positivo in Occidente. Ma tutto ciò precipita alla fine della "primavera": dopo una serie di avvertimenti a non spingersi troppo oltre, di  "affettuosi consigli" dispensati dai partiti fratelli, dopo un clamoroso bacio in bocca regalato da Leonìd Il'ìč Brèžnev, il segretario del Pcus, a un imbarazzato Dubček (è una foto del secolo), il 2 agosto dopo l'incontro in cui i due si sono garantiti  "mutua comprensione" le truppe  di cinque paesi del Patto di Varsavia invadono la Cecosvolacchia con grande dispiego di carri armati, arrestano la dirigenza comunista locale e impongono la "normalizzazione". È il 21 agosto.

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In Italia gli occhi sono puntati sul Pci, a dodici anni dall'invasione dell'Ungheria in cui il partito preferì subire la sua più grave scissione e l'abbandono dei suoi migliori intellettuali alla rottura della fedeltà all'Unione Sovietica. Il partito, che aveva guardato con simpatia alla Primavera di Praga, sicuramente soffre, ma cerca di "razionalizzare". Pietro Ingrao, esponente della sinistra dichiara in Parlamento "il nostro grave dissenso e la nostra grave riprovazione", il segretario Longo invece promette l'eterna fedeltà all'URSS. La CGIL non aderisce a uno sciopero di solidarietà; il movimento studentesco rimane estraneo, a eccezione degli studenti di Torino che rioccupano, in piene vacanze e nella città deserta, il Palazzo Campana, per dichiararsi sentitamente antisovietici.

Ma un'onda cecosvolacca continuerà a farsi sentire in Italia. Nel gennaio 1969 creerà molta emozione il suicidio anti-invasione dello studente praghese Jan Palach; nello sesso 1969 un gruppo di dirigenti comunisti, che ha dato vita alla rivista "Il Manifesto" - titolo dell'editoriale: Praga è sola - sarà radiato dopo un vero e proprio processo quasi staliniano. L'ex direttore di Radio Praga, Jiří Pelikán, diventerà deputato del partito socialista italiano e lo scrittore Milan Kundera (L'Insostenibile leggerezza dell'essere) diventerà un inaspettato autore bestseller.

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La rottura con Mosca arriverà soltanto nel 1981, con il segretario Berlinguer che ammetterà: "La spinta propulsiva della Rivoluzione di ottobre è terminata". Nel 1988 il nuovo segretario del Pcus Michail Gorbačëv, si scuserà con i cecoslovacchi per lo spiacevole incidente di vent'anni prima. Giusto in tempo, prima della fine dell' Urss.

Tratto da "Enrico Deaglio, Patria 1967-1977, edito da Feltrinelli, 2017