Trappole da evitare

di Giuseppe Galasso

La politica economica per superare al meglio una crisi profonda e generale come quella attuale non può essere giudicata solo per i suoi effetti sul Mezzogiorno. Nessuno, però, può nemmeno credere che il Mezzogiorno possa non esserne un metro fra i più significativi.  Non vogliamo tornare sulla retorica consuetacirca il debito nazionale, e non solo morale, dell’Italia unita verso il Mezzogiorno, o su altri tipi di rivendicazione meridionale. Una retorica che finisce, fra l’altro, col non portare a niente. Non possiamo, però, dimenticare un’altra retorica, altrettanto diffusa, e non solo fra i meridionali. La retorica, cioè, sul Mezzogiorno come grande risorsa e opportunità del Paese, e non solo come peso gravoso e improduttivo, quale lo dipinge uno sciocco campanilismo nordico.
Questa retorica il suo elemento di fondatezza ce l’ha di sicuro. Non si può ripetere oggi, con Giustino Fortunato, che l’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Ma, certo, la configurazione civile del Mezzogiorno condizionerà sempre quella dell’Italia quale grande Paese europeo e moderno. Né è facile scaricare il Mezzogiorno, perché un’Italia padana, quale quella di cui ora la Lega torna a parlare, sarebbe in Europa un Paese alquanto meno potente e significativo dell’Italia unita.
E’ naturale, peraltro, che sia così. Il Mezzogiorno nella sua accezione più larga, da Teramo a Reggio Calabria e con le isole, ha almeno venti milioni di abitanti, un buon terzo della popolazione italiana. Se quest’area rimane, come ora si dice, sottoutilizzata, e se, come mercato di consumo, rimane depressa, le conseguenze, negative, sul peso medio dell’ Italia nell’economia mondiale continueranno ad essere fatali. Bella scoperta, si dirà: lo sappiamo da tempo. E, infatti, non è per nulla una scoperta, e non solo perché lo si sa e lo si ripete da tanto tempo, ma anche perché si tratta di una constatazione di banale semplicità. Perché, allora, la ripetiamo qui, ora, in relazione alla politica economica che il governo ha avviato? Essenzialmente per due ragioni. La prima è che per questa politica si è ripetutamente detto che essa vuole comprendere, da un lato, l’indispensabile risanamento finanziario, premessa di tutto, ma vuole, dall’altro lato, comprendere un’azione per la crescita, ancor più necessaria perché in Italia la crisi produttiva nazionale ha addirittura preceduto quella
globale. La seconda ragione è che al primo atto di questa politica del governo ne seguiranno, come è stato annunciato, altri, sia per la crescita che per lo stesso prioritario obiettivo finanziario. E se non si parla di Mezzogiorno in quanto problema complessivo, meridionale e italiano, in tali circostanze, quando mai se ne potrà parlare? Da principio sembrava che il nuovo governo al Mezzogiorno non prestasse molta attenzione. Era stato dato un segnale positivo, e noi subito lo cogliemmo, affidando questo campo a un Ministero per la Coesione. Voleva dire, ci sembra, che del Mezzogiorno si voleva parlare nella prospettiva e nei termini
di un problema italiano complessivo. Poi, dopo un po’ di attesa, sono state precisate varie idee e linee di provvedimento per il Mezzogiorno, che il ministro Barca ha spesso illustrato. Anche queste idee e linee abbiamo subito commentato, su questo giornale, e in linea di massima con favore. Ed è proprio per ciò che ci sembra opportuno notare che ancora non bene si colgono due elementi necessari per la migliore riuscita della politica del governo. Il primo è il senso complessivo delle misure per ilMezzogiorno. Il secondo è l’identificazione fra quelle misure e la politica generale che si conduce per l’intero Paese (sul supplemento economico di questo giornale, che esce domani, notiamo, ad esempio, che per il Mezzogiorno le privatizzazioni sono più importanti delle
liberalizzazioni). Si è parlato di «trappola settoriale» e di «trappola territoriale» da evitare per il Mezzogiorno. E’ detto benissimo, ma che a queste trappole si vada sfuggendo non è ancora chiaro. E occorre che lo diventi, visti i tempi e la portata della politica economica imposta dalle circostanze.
Corriere del Mezzogiorno 15.01.2012