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Tommaso Fiore si inserisce nel dibattito che caratterizza gli ambienti politici e culturali circa la partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale, sostenendo l’ “interventismo democratico” di Gaetano Salvemini.

  Per Fiore, prender parte alla guerra rappresenta anche la risposta degli intellettuali all’impegno morale di non abbandonare le impreparate masse contadine inviate al fronte. 

Ad Altamura, Tommaso Fiore diviene membro del Comitato di assistenza civile. Ben presto i dissidi interni e le iniziative di alcuni rappresentanti politici, dissolvono l’efficacia dell’organizzazione. Nell’articolo inviato a «La Voce - edizione politica» del 22 giugno 1915, Fiore osteggia la gestione della mobilitazione civile e denigra le scelte opportunistiche dell’ultim’ora. L’articolo, che gli varrà l’allontanamento dal Comitato di assistenza civile, è seguito da un altro pubblicato dalla stessa testata, il 22 luglio di quell’anno.
Tommaso Fiore sceglie di partire come volontario nel marzo 1916 per l’Isonzo, dopo un periodo di addestramento a Potenza. Subito dopo la disfatta di Caporetto, è fatto prigioniero e trasferito nel campo di prigionia di Schwarmstadt, dove scrive l’opuscolo Alla giornata, pubblicato anche sulla testata repubblicana di Piero Delfino Pesce, «Humanitas».
Le impressioni di Fiore sulla vita di trincea nella primavera-estate del 1916, sono affidate alle pagine del Taccuino di una recluta (pubblicate a puntate su «Humanitas»)  e di Esortazione. Nell’aprile 1923, Fiore chiede a Piero Gobetti che la sua casa editrice pubblichi quest’ultimo manoscritto. Gobetti sottolinea da subito l’esigenza di un nuovo titolo proponendogli Eroe svegliato asceta perfetto, e di una prefazione valida da affidare ad uno studioso già conosciuto. Eroe svegliato  asceta perfetto e Uccidi. Taccuino di una recluta sono pubblicate da Gobetti nel 1924.